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giovedì 26 giugno 2008
MANCUSO (ARCIGAY): CRUDELIA - CARFAGNA CANCELLA IL FINANZIAMENTO ALL’ISTAT PER UNA RICERCA SULL’OMOFOBIA
Proprio non ce la fa il ministro Mara Carfagna ad essere un ministro delle Pari Opportunità. Da quando è stata designata ad uno dei dicasteri socialmente più rilevanti, ha oscillato tra la non conoscenza dei problemi e l'arroganza delle soluzioni, e tra le dichiarazioni ad effetto e le smentite dei fatti.
La notizia che abbia cancellato il finanziamento, previsto dalla precedente responsabile del dicastero Barbara Pollastrini, all'Istat per una seria ed approfondita ricerca nazionale sull'omofobia non ci stupisce ma ci sconcerta.
A fronte di un clima d'odio che mette in pericolo la vita di migliaia di gay, lesbiche, trans, il ministro decide, a due giorni dal Pride nazionale di Bologna, di dare un forte negativo segnale politico. Tra l'altro colpisce il fatto che si ritiri il finanziamento ad un progetto avanzato non da un qualsiasi ente di ricerca, ma dall'Istat, ovvero l'istituzione più autorevole e presitiosa del paese.
Alla Carfagna, quindi, non interessa approfondire la materia e farsi finalmente guidare dai dati e dalla realtà sociale ma vuole invece proseguire nel dare di sé un'immagine ben precisa: la Crudelia Demon dei diritti civili italiani. Questa sua decisione è l'ulteriore offesa alla difficile condizione di vita di tante persone che vengono aggredite, insultate, discriminate in tutto il paese come dimostra il dossier sull'omofobia, redatto da Arcigay, acquisito persino dalla Commissione Europea. Sabato a Bologna risponderemo adeguatamente al ministro delle Pari Opportunità.
Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay
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martedì 24 giugno 2008
Presentata questa mattina la manifestazione nazionale dell'orgoglio lgBT che si svolgerà a Bologna il 28 giugno
Bologna, 24 giugno 2008
Mancuso e Polo: 'In occasione del
Si è svolta questa mattina la conferenza stampa di presentazione della manifestazione dell'orgoglio lesbico, gay bisessuale e trans che si svolgerà il 28 giugno all'ombra delle torri bolognesi.
Molte le novità annunciate a partire da una madrina d'eccezione simbolo di laicità e libertà intellettuale: l'astrofisica internazionalmente riconosciuta Margherita Hack. Un inno, concesso con gioia dalla vedova dell'autore Totò Savio (autore di testi fortunatissimi come 'maledetta primavera): 'Tango diverso'. Brano che per chi non lo ricordasse faceva da sottofondo musicale ad un provocatorio tango tra Renato Pozzetto (nei panni dell'integerrimo operaio comunista) e Massimo Ranieri (nei panni del giovane gay), interpreti di 'La patata bollente'. Film del '79 di Steno che parla con ironia ed intelligenza del tema dell'omosessualità e della pruderie di una certa sinistra rispetto alla questione. Ricordiamo che proprio negli anni settanta il Partito Comunista espulse Pier Paolo Pasolini perché omosessuale.
Per il Comitato
Esprime grande soddisfazione Romani per la pioggia di adesioni trasversali riscosse dal Bologna
I rappresentanti delle maggiori associazioni nazionali, Aurelio Mancuso e Francesca Polo in quest'occasione lanciano una nuova iniziativa tesa a far uscire dalla clandestinità migliaia di coppie non riconosciute e tutelate. Francesca Polo, Presidente
Scandisce Polo: 'Quello che ancora lo Stato italiano si ostina a non riconoscere giuridicamente, le unioni civili tra coppie dello stesso, noi lo istituiamo in maniera autonoma con uno strumento ben preciso. Il 18 e il 19 ottobre in 53 città italiane, e in altre sedi che verranno rese note nei prossimi mesi, prenderanno il via le celebrazioni e registrazioni delle unioni. Vogliamo riaprire il dibattito nella società e in Parlamento sul riconoscimento delle coppie dello stesso sesso e farlo attraverso una forte e strutturata azione di visibilità il cui risultato vogliamo esibire anche presso la Corte di Giustizia europea".
Anche Aurelio Mancuso, Presidente nazionale Arcigay sottolinea l'anomalia tutta italiana in materia di diritti lgbt. Mancuso interpella direttamente i quattro ministri Carfagna, Maroni, Gelmini e Sacconi: 'Vorrei ricordare loro che attraverso i loro dicasteri debbono occuparsi di omofobia, lotta all'aids, sicurezza e prevenzione per le persone lesbiche gay e trans. La Commissione europea, tramite l'ufficio del vice presidente Jacques Barrot ha chiesto l'acquisizione del dossier che contiene tutte le denunce gli omicidi, violenze e aggressioni subite dalle persone lgbt' (dossier reso noto da Arcigay il 17 maggio 2008).
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martedì 17 giugno 2008
Grande felicità per la celebrazione dei matrimoni in California. Parte in Italia una campagna autogestita dei matrimoni lgbt
Dopo le prime celebrazioni di ieri, che hanno inaugurato la nuova legge sui matrimoni gay in California, sono attese, tra oggi e domani, molte altre migliaia di coppie gay e lesbiche che, in tutto lo Stato, si uniranno in matrimonio. Dalle prime cronache delle funzioni civili stanno emergendo storie commoventi come, ad esempio, quella di due donne di San Francisco che sposandosi ieri hanno potuto festeggiare i cinquant'anni della loro unione. L'evento è stato davvero importante anche per ragioni sociali e politiche, in California infatti esiste la comunità lgbt più strutturata e organizzata al mondo.
Questo fatto, oltre che farci provare un'immensa felicità per i gay e le lesbiche californiane, c'induce a rafforzare ancor di più e a dare un ulteriore slancio alla nostra battaglia per il riconoscimento di pari diritti e doveri per le coppie omosessuali in Italia.
Oggi lanciamo ufficialmente la campagna per l'istituzione del primo "Registro Autogestito" dei matrimoni gay e lesbici che sarà inaugurato il 18 – 19 ottobre con la celebrazione, in contemporanea in almeno 80 città, di nozze gay. Arcigay porterà alla luce l'esistenza delle coppie omosessuali che non si è mai voluto censire da alcun istituto di statistica, escludendole anche dalle griglie di risposte del Censimento.
Da sole e da soli ci assumiamo la responsabilità di fare ciò che la politica italiana ci ha, per ora, negato. Le coppie che si uniranno in matrimonio s'impegneranno a farsi promotrici di un'azione sociale e culturale, sia in ambito nazionale che locale, al fine di aprire un confronto e ampliare la conoscenza sulle nostre vite, relazioni, doveri e diritti e negati.
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martedì 3 giugno 2008
IRAN
FACCIAMOCI SENTIRE DA MAHMUD
Ecco che cosa fa agli omosessuali iraniani
di Aurelio Mancuso
Dal 1979 ad oggi, secondo le organizzazioni internazionali umanitarie più di 4000 gay e lesbiche sono state condannate a morte. La guida spirituale e politica della rivoluzione islamica iraniana l'ayatollah Khomeini, pubblicò una fatwa sulla transessualità che la definiva una condizione medica che andava curata con la chirurgia. Da allora sono state migliaia le operazioni effettuate sotto la stretta sorveglianza dei guardiani della rivoluzione. Quindi, la legge in Iran prevede la morte per chi pratica l'omosessualità mentre il governo iraniano fornisce 5mila dollari a ogni persona che vuole cambiare sesso, oltre ai costi della terapia ormonale. Le transessuali sono oggi in Iran circa 150 mila, un numero percentualmente spropositato se si pensa che le transessuali italiane sono circa 25mila. Moltissimi gay iraniani, pur di scampare a persecuzioni e morte, sono "portati" ad operarsi, a mutilare il proprio corpo, vittime di un'inaudita violenza psicologica. Con questi numeri si presenta il presidente della Repubblica Islamica dell'Iran a Roma per la Conferenza della Fao. Ringrazio il Riformista di aver acceso un potente faro sul caso Iran. Per Arcigay, questa è anche la migliore occasione per rilanciare l'allarme sulla situazione dei diritti umani in Iran, diventata sempre più insostenibile a seguito di un'articolata campagna repressiva. L'Iran non è l'unico paese al mondo che ammazza per legge i gay e le lesbiche, gli fanno compagnia Arabia Saudita, Sudan, Yemen, Mauritania, Pakistan. Un'altra ottantina di Stati prevede condanne severe, anche il carcere a vita, e permette, quando non sollecita, torture, violenze, discriminazioni.
Ma l'Iran ha un triste primato nel reprimere con la violenza ogni diritto delle persone omosessuali. Nei primi anni '80, per esempio, 70 persone sono state trucidate dopo aver tentato di organizzarsi in un'associazione gay e lesbica. Altri 100 omosessuali sono stati condannati a morte nel 1992 dopo un'incursione della polizia ad una festa privata. Negli ultimi anni, proprio da quando si è insediato Ahmadinejad, la persecuzione contro gli omosessuali ha conosciuto un'escalation. Sotto il suo governo sono state portate a termine esecuzioni pubbliche dimostrative di giovani accusati di violenze contro i minori, ma in verità solo incolpevoli vittime, orrendamente scelte come prova di forza. D'altronde l'accusa di sodomia è utilizzata, e in questo l'Iran fa buona compagnia a tanti regimi sanguinari odierni e del passato, come arma politica di eliminazione dei dissidenti e degli avversari politici. I metodi più usati per uccidere le persone accusate di omosessualità sono la decapitazione, il taglio in due con la scimitarra, la lapidazione, il rogo al palo e il lancio da un precipizio o dal tetto di un palazzo, anche se di recente si preferisce l'impiccagione perché consente una maggiore teatralità e coinvolgimento popolare. Ho avuto un sobbalzo quando ieri ho letto su la Repubblica l'intervento di Lucio Caracciolo, che derubrica Mahmud Ahmadinejad a diavoletto subdolo e odioso. L'articolo, summa di real politik, non può certamente tenere conto della scia di sangue che accompagna il presidente iraniano. Quando si tratta di diplomazia tra stati, strategie regionali e mondiali, per alcuni la vita delle persone slitta in secondo piano, diventa una variabile indifferente. Sappiamo bene che l'Italia, sia per ragioni commerciali sia per il suo ruolo di componente della Comitato per diritti umani dell'Onu, assunto il 20 Giugno 2007, sarebbe una voce ascoltata in Iran. Per queste ragioni e per riaffermare la ferma e fattiva promozione del diritto alla vita, che ha fatto dell'Italia uno dei principali attori della battaglia per la moratoria universale contro la pena di morte, chiediamo che il Governo, sia con azioni diplomatiche dirette, sia con iniziative coordinate in sede europea, faccia il possibile per scongiurare il perpetuarsi di questa situazione di oltraggio alla vita e ai diritti umani fondamentali, richiami l'Iran al rispetto dei trattati internazionali e sostenga i movimenti per i diritti civili presenti nel paese.presidente nazionale Arcigay